Le origini del vino? In Turchia!

Le origini del vino? In Turchia!

Eh sì.. non sono in molti a conoscere i vini turchi ma tale settore, di recente sviluppo, ha le radici proprio nella zona dell’attuale Turchia;

senza considerare poi, che il popolo turco, produceva e consumava vino già nel periodo in cui era semi-nomade e si trovava nell’Asia centrale.

Già saprete che la zona dove ora si trova la Turchia è sempre stata una zona fertile. I due fiumi della Mesopotamia, il Tigri e l‘Eufrate, considerati come culla della viticoltura, nascono infatti in Turchia.
Proprio a testimonianza di queste origini, potreste rimanere colpiti dalle tipologie dei reperti archeologici ritrovati..

  • Ad Alacahöyük (“tumulo variopinto”) (provincia di Çorum), infatti, sono stati ritrovati nella tomba di un re un calice d’oro ed una brocca risalenti al 3000 a.C. In altri scavi, invece sono emersi contenitori per il vino a forma di grappolo d’uva, monete raffiguranti grappoli d’uva, coppe per il vino, un’anfora avente la forma della testa di un montone.
  • Nelle tavolette ittite rinvenute a Boğazköy (“città gola/valico/stretto”) (Hattuşaş, provincia di Çorum), si nota l’importanza del vino per tale popolo nei rituali religiosi e nella vita quotidiana. Gli imperatori ittiti usavano offrire il vino agli dei per ringraziarli. Alcuni bassorilievi che ritraggono queste scene si possono ammirare ad Ankara nel Museo delle Civiltà Anatoliche.
  • A Ivriz, in provincia di Konya, in un rilievo presente su un grande masso, si nota Tarhuntas, il dio dell’abbondanza, mentre dà al re ittita Warpalavas (Re di Tyana) gli alimenti più pregiati: l’uva ed il grano.
    Ma direte, i turchi cosa c’entrano? Non vivevano ancora in Anatolia..

Gli antichi turchi ed il vino

Tuttavia, gli antichi turchi conoscevano già il vino prima di arrivare in Anatolia.
Emergono dati relativi alle usanze dei turchi provenienti dall’Asia centrale per quanto riguarda la coltivazione della vite e la produzione di numerosi vini che godevano di una buona reputazione anche tra altre popolazioni.
Avendo il “Dio Celeste” (Gök Tanrı) benedetto il vino, i turchi ritenevano che, nelle vigne e nei luoghi dove vi fosse il vino, non entrassero le anime cattive. Inoltre quando nasceva un bambino, veniva sotterrata un’anfora di vino che sarebbe stata riaperta al momento del suo matrimonio. Le anfore, brocche ritrovate nei pressi del Kazakistan ne sono una conferma.
Nei documenti ritrovati appartenenti a scrittori cinesi, viene precisato che in Cina venivano venduti 40 tipi di vini turchi. Incredibile, no? Ma si vede che all’epoca erano esperti in questo settore.
Il primo scrittore e studioso della lingua turca, Mahmut Kaşgarlı nell’undicesimo secolo, nella sua opera intitolata “Divanü Lugat-it-Türk” (Dizionario delle Lingue Turche), raccontava che i turchi bevevano il vino fino a che non furono islamizzati.
Infatti, questo interesse nei confronti del vino, fu quasi dimenticato con la conversione all’islam e ripreso in maniera decisiva solo dopo la fondazione della Repubblica nel 1923 grazie ad Atatürk che aveva capito l’importanza del vino oltre che dell’agricoltura in generale.

Il vino turco attuale

Oggi vengono prodotti molti tipi di vino in Turchia, sia di viti internazionali, sia di viti autoctone.
Purtroppo però, sussistono diversi problemi soprattutto a livello fiscale, dove, sia per i vini prodotti a livello nazionale, sia su quelli importati, vigono tasse molto elevate che provocano un aumento del prezzo al dettaglio troppo elevato da poter essere concorrenziale.
Secondo i dati dell’“Istituzione per l’organizzazione del settore del tabacco, prodotti a base di tabacco e delle bevande alcoliche”, risulta la presenza di 846 tipologie di vino, prodotte da 49 ditte senza contare le varietà importate e vendute sotto marchi turchi.
Sembra che la Turchia sia al quarto posto nel mondo per le zone destinate alla viticoltura. Di tale uva circa il 23% è destinato ad essere consumato come uva da tavola, il 37% viene essiccato, il 3% viene utilizzato per produrre vino, il 37% per produrre pekmez (mosto candito), pestil (pasta di frutta secca), salame di noci..
Quindi vi è ancora un grande potenziale produttivo..Intanto però non ci resta che assaggiare un vino turco magari all’interno di un paessaggio unico come la Cappadocia..

Bibliografia

Damla Tanış, “La potenzialità agroalimentare della Turchia ed i vini della Cappadocia”, Tesi di Laurea Specialistica, Università di Padova.